Il Ramiè
Il Ramiè è una pianta della famiglia delle urticacee, che ha origine in Asia dove è usata anche a scopo ornamentale. È una specie che se lasciata crescere senza cura, tende a colonizzare aree molto vaste. L’altezza di queste piante varia da 1 a 2,5 metri; le foglie sono a forma di cuore con misure che vanno dai 7 ai 12 cm di larghezza per circa 15 di lunghezza. La parte inferiore è di colore bianco ed ha una folta peluria. Vista la velocità con cui cresce, si possono fare anche 4 raccolti all’anno. Ci sono due varietà: quello bianco che è coltivato in Cina e quello verde che viene dalla Malesia. I più grandi produttori al mondo sono la Cina, la Corea, Taiwan, le Filippine ed il Brasile
(Ramiè bianco)
Un po’ di storia
Il Ramiè è una fibra usata fin dai tempi più remoti, in modo particolare in estremo oriente. Pare che i cinesi la usassero ben prima che il cotone fosse introdotto in Asia. Anche in Egitto, già nel 5000 a. C. questa fibra, dalla lucentezza serica e dall’incredibile resistenza all’attacco di batteri, vermi e muffe, era usata per fare gli abiti delle mummie. I reperti archeologici hanno dato prova delle doti di questo materiale; infatti queste vesti sono arrivate intatte fino ai giorni nostri! Il suo nome pare che derivi dalla parola Rameh, con la quale gli indigeni delle isole della Sonda chiamano questa pianta.
(Isole della Sonda)
Arrivò per la prima volta in Europa nel 1753, per la precisione a Lipsia. Si fecero molti tentativi di acclimatazione in Francia, Germania e Olanda. I risultati, per via della poca resistenza della pianta ai rigori dell’inverno furono scarsi. In America le prime colture di ramié, si ebbero in Florida nel 1855, e poi in Messico.
Le qualità e usi del Ramiè
Questa fibra si ottiene dalla corteccia della Boehmeria nivea dopo un lungo e costoso ciclo di estrazione. Le fibre di ramiè sono ricche di cellulosa e sono molto lunghe (12 cm); sono lucenti e di colore avorio, tali da conferire loro il nome si seta vegetale. Come già detto, resistono bene all’attacco di muffe, batteri e vermi e sono molto assorbenti e fresche. Inoltre sono facili da sbiancare e reggono bene le alte temperature. Per di più il ramiè non si ritira al lavaggio, ed è molto tenace quando è bagnato. Grazie a queste doti è ideale per essere mischiato con altre fibre quali il cotone e la lana.
Come per tutte le cose, è ovvio che ci siano anche dei lati negativi; infatti il ramiè è poco elastico, si raggrinza con facilità come il lino ed in ultimo non resiste un gran che all’abrasione. Tra i molti impieghi ricordiamo la produzione di tovaglie, di reti da pesca, di fazzoletti e di abiti estivi. Per finire si usa anche per fare carte valori e cappelli estivi.
(Fibra di ramiè)
Le colture in Italia
Il primo tentativo di coltivare il ramiè in Italia, avviene nel 1786 vicino a Bologna, ma senza successo. La coltura riprende in Sicilia dopo un lungo periodo di stallo. La possibilità di introdurre il ramiè in Europa era legata all’uso industriale della fibra, sconosciuta fino al 1800. All’inizio del XX secolo, ci furono molte iniziative in Germania prima e poi in Francia, in Austria ed in Italia per la messa a punto di un processo industriale in grado di estrarre e di lavorare la fibra. A questo periodo di euforia seguì un lungo periodo di abbandono della coltura, ripresa poi nel primo dopoguerra.
Come si ottiene il Ramiè
La prima fase da svolgere è la decorticazione della pianta, che deve essere fatta a mano. Una volta ottenute le fibre grezze, si passa al lavaggio. Poi bisogna essiccare il tutto per togliere le parti gommose tramite reagenti chimici. Questa fase, di fatto purifica le fibre e alza i valori di cellulosa fino al 95%. A questo punto si passa alla filatura che è molto difficile per via della fragilità del ramiè. Anche la tintura non è semplice per la scarsa propensione ad assorbire il colore; è pur vero però, che una volta tinti, i colori dei tessuti in ramiè sono molto solidi e danno modo di smacchiare i capi senza problemi.
In ambito ecologico, va detto che di questa pianta non si butta nulla. Se è vero che dalla corteccia si ottiene la fibra tessile, dal suo interno che è ricco di cellulosa, si fanno carte di gran pregio; le foglie invece sono usate come alimento in ambito zootecnico per via delle loro doti nutrizionali che sono molto simili a quelle dell’erba medica.
(Lavorazione del Ramiè)
La moda
Il ramiè è poco usato nel mondo della moda a causa del suo costo elevato. Di fatto è più facile trovarlo miscelato con la viscosa, il lino o la canapa dove nobilita queste fibre; infatti le rende più luminose e soffici nonché più stabili al lavaggio. Solo pochi brand hanno nelle loro collezioni il puro ramiè; i capi più comuni sono le sciarpe, le camicie ed i pantaloni. Si tratta però di una piccola nicchia di mercato. L’impiego più grande di questa fibra è nel settore degli arredi; infatti la produzione si concentra tra tovaglie, federe e coperte.
(Tessuti in ramiè)